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Comunicare la prevenzione del tumore al seno

Ottobre è il mese della prevenzione sul tumore al seno. Per lungo tempo è stato considerato un argomento tabù e relegato ai margini della discussione. 

Non è solo l’assenza di comunicazione sulla prevenzione a essere il problema che in passato ha caratterizzato questa tematica delicata. È anche la modalità con la quale si è deciso di parlarne a risultare dannosa. Finendo per dare una spiegazione stereotipata e piena di luoghi comuni.

Le campagne di comunicazione sociale che si occupano di prevenzione del tumore al seno sono cambiate nel corso del tempo. Nel 1991, per esempio, viene trasmesso uno spot che raffigura una donna di schiena, seduta sulla spiaggia, in topless. Davanti a lei, passano diverse persone, soprattutto uomini che camminano e la osservano. A fine spot, si sente la voce narrante, sempre maschile, pronunciare “If you don’t mind showing your chest to the world every summer, why don’t you show it to your doctor every six months”?.  

Il focus della pubblicità, che avrebbe dovuto sottolineare l’importanza di fare controlli periodici, passa in secondo piano. A spiccare, infatti, sono la forte componente maschile e l’ipersessualizzazione del corpo femminile. Il narratore lancia il messaggio in modo severo e distaccato, senza empatia, come se non ci fosse differenza tra stare al mare in topless e fare controlli di prevenzione del cancro al seno davanti a un dottore.

Lo storytelling di oggi: le donne guerriere

Lo storytelling si evolve e nella retorica dominante, le donne guerriere sono le vere protagoniste. Esse lottano con tutte le loro forze contro un nemico insediato dentro di loro.

Prevale l’immagine della donna che combatte aggrappandosi ai suoi affetti, che si avvale della solidarietà femminile e che nel condividere la propria esperienza, rompe il muro della paura e della vergogna.

La parola degli esperti è fondamentale per educare le persone ma non è l’unica strategia utilizzata per informare sul tema. Le campagne di comunicazione veicolate oggi propongono racconti di donne che hanno avuto un tumore al seno, di come l’hanno superato, di cosa hanno provato, ma anche di come la prevenzione ha salvato loro la vita.

Si fanno portatrici di un messaggio di speranza, di coraggio, e questa, è una strategia impattante perché si tratta del racconto di persone comuni che rendono reale una tragedia spesso considerata lontano da noi.

Sensibilizzare i giovani

A diventare sempre più importante è anche riuscire a sensibilizzare le nuove generazioni sul tema della prevenzione. Per poter comunicare efficacemente con un target preciso è fondamentale usare strategie a loro vicine. 

Una scelta funzionale è quella di impiegare personaggi famosi e quindi riconoscibili, che si fanno portavoce di una tematica sensibile, con l’obiettivo di mobilitare quante più persone possibili.

La stilista Stella McCartney, nel 2021, ha lanciato la campagna “Toilet, Teeth, Tits” (TTT) in collaborazione con alcuni attori di Sex Education, nota serie tv di Netflix che deve la sua fortuna anche alla scelta di fare luce su argomenti ancora troppo poco trattati in società. Nella pubblicità vengono sfatate le false credenze sulle cause del tumore al seno e il focus è dedicato alla pratica dell’autopalpazione come primo step di prevenzione. 

Informare quante più persone possibili sul delicato tema della prevenzione del tumore al seno è una necessità che può salvare delle vite. Bisogna quindi costruire strategie comunicative efficaci affinché ci si renda conto dell’importanza di agire tempestivamente.

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