Negli ultimi vent’anni, il posizionamento sui motori di ricerca è stato uno degli obiettivi chiave per aziende, blogger e professionisti del marketing. L’arte del SEO (Search Engine Optimization) ha dettato le regole per essere visibili su Google: parole chiave, backlink, struttura del sito, contenuti ottimizzati. Ma oggi, l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, sta riscrivendo queste regole.
Il vecchio paradigma: SEO e Google
Fino a pochi anni fa, dominare le SERP (Search Engine Results Page) era sinonimo di successo online. Il gioco era chiaro: capire l’algoritmo di Google e ottimizzare i propri contenuti per soddisfarlo. Il SEO tecnico e quello on-page erano imprescindibili. Più salivi nei risultati, più traffico (e business) portavi a casa.
Il nuovo scenario: AI come intermediario dell’informazione
Con l’arrivo di AI conversazionali come ChatGPT, Gemini o Copilot, si sta imponendo un nuovo tipo di interazione: l’utente non cerca più dove trovare l’informazione, ma chiede direttamente la risposta. Non più: “Migliori ristoranti a Roma” su Google, ma: “Quali sono i migliori ristoranti a Roma?” su ChatGPT. Questa rivoluzione pone una domanda cruciale: come si diventa “la risposta” quando a decidere non è più Google, ma un’IA?
Essere visibili nell’era dell’intelligenza artificiale
La prima regola da seguire è creare “contenuti realmente utili e strutturati”. Le AI pescano informazioni da fonti autorevoli, aggiornate e ben strutturate. Scrivere contenuti chiari, esaustivi, in formato domanda-risposta, con titoli ben organizzati, migliora la possibilità che l’AI li interpreti come “affidabili”. Rimane sempre importante l’autorevolezza del branding. La visibilità nei risultati delle AI si sposta dalla keyword al brand. Un sito o un autore riconosciuto come esperto in un certo campo ha più probabilità di essere citato. Investire nel personal branding e nella reputazione online diventa cruciale.
Markup e dati strutturati con la presenza multi-piattaforma
Anche se ChatGPT non legge direttamente il codice di un sito, i motori AI-based spesso si appoggiano a fonti strutturate (Wikipedia, schema.org, Google Knowledge Graph). Avere un sito semanticamente ben costruito aiuta l’indicizzazione da parte dei sistemi di AI training.
Le AI non si basano solo sui siti web. Podcast, video, articoli su Medium, forum come Reddit o StackOverflow, recensioni su portali verticali. Ogni contenuto pubblico può diventare materiale di addestramento. Diversificare la presenza online aumenta le chance di essere “letti” dalle AI.
FAQ, guide e contenuti evergreen
Le intelligenze artificiali amano i contenuti che rispondono chiaramente a domande comuni. Creare una sezione di FAQ, guide “how to”, contenuti evergreen ben scritti e aggiornati aumenta la probabilità di essere citati o suggeriti da un assistente virtuale.
SEO nel futuro: da “ottimizzazione” a “AI-oriented content strategy”
Il SEO non è finito, si è semplicemente spostato. Oggi non si tratta più solo di scalare le classifiche di Google, ma di entrare nell’ecosistema delle risposte dell’intelligenza artificiale.
Le regole sono cambiate: contano l’autorevolezza, la chiarezza e la capacità di essere presenti laddove le AI cercano informazioni. Non basta essere visibili, bisogna diventare rilevanti. Il tuo modo di comunicare è costruito per essere trovato da un assistente virtuale?
Il tuo brand è pronto a dialogare con l’intelligenza artificiale, rispondere alle sue domande, diventare fonte?
Nel nuovo web conversazionale, chi non si adatta, scompare.Chi si prepara oggi, sarà la risposta di domani.